La notizia del sequestro di alcuni degli uffici del Servizio Affissioni di viale Ostiense n. 131/L e soprattutto gli eventuali reati penali ipotizzati, di cui si intende accertare se siano stati commessi realmente, lasciano intendere che la Procura della Repubblica è arrivata a prendere questo provvedimento preventivo tenendo conto quanto meno anche di ciò che l’associazione Verdi Ambiente e Società (VAS) ha segnalato per conoscenza anche ad essa ogni volta che ha ravvisato degli estremi di possibile rilevanza penale nei casi presi in esame.
Lo si deduce dalla seguente serie di considerazioni che non sono state del tutto considerate o sono state comunque sottovalutate nel precedente post di questo sito.
1 - Il sequestro penale è stato eseguito materialmente dalla Polizia Municipale, ma sembra essere stato ordinato al Vicecomandante Antonio Di Maggio dalla Procura della Repubblica di Roma, che – come riportato testualmente sull’atto di sequestro – ha “sottoposto a controllo” alcuni uffici di viale Ostiense n. 131/L “ai fini dell’acquisizione di atti in relazione alla commissione di reati previsti e puniti dagli articoli 48,479 – 48,483 C.P.”.
2 - Ad essere stati sottoposti a controllo sono anche gli uffici con gli archivi della S.p.A. “Aequa Roma”, che è stata incaricata di svolgere alcune attività a supporto del Servizio Affissioni e Pubblicità e si occupa non solo della gestione amministrativa degli impianti e dei relativi titoli autorizzativi, ma anche di attività di controllo svolte sul territorio ai fini della repressione dell’abusivismo pubblicitario.
Per tali motivi, da quando si è saputo del suo incarico, a chiamare direttamente in causa la S.p.A. “Aequa Roma” è stata comunque per prima, se non anche esclusivamente, VAS con le sue segnalazioni che evidentemente sono state prese in considerazione dalla Procura della Repubblica, a cui sono state trasmesse per conoscenza.
4 - La Procura vuole accertare se sussistano gli estremi del reato di “falsità ideologica” commessa in atti pubblici, che si verifica quando l’atto attesta fatti non veritieri.
5 - La Procura vuole accertare in particolare se a commettere l’eventuale reato per “falsità ideologica” siano stati non solo “pubblici ufficiali” del Servizio Affissioni e Pubblicità (che in tal caso potrebbero eventualmente essere identificati, oltre che nel dott. Francesco Paciello come dirigente, anche nei funzionari di “Aequa Roma” equiparabili anch’essi a “pubblici ufficiali”), ma anche “privati in atto pubblico”.
In tale ultimo caso il reato è configurabile solo nei casi in cui una specifica norma giuridica attribuisca all'atto la funzione di provare i fatti attestati dal privato al pubblico ufficiale, così collegando l'efficacia probatoria dell'atto medesimo al dovere del dichiarante di affermare il vero: per i non addetti ai lavori il suddetto disposto si verifica concretamente nel nostro caso quando un privato rappresentante legale di una ditta pubblicitaria fa domanda di installazione a vario titolo di un proprio impianto, che indirizza ad un pubblico ufficiale del Servizio Affissioni dichiarando di affermare il vero, quando invece così proprio non é.
6 - Sussiste “falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico” qualora la dichiarazione non conforme al vero sia contenuta all’interno di un’autocertificazione, che nel nostro caso è soprattutto la “asseverazione” del tecnico abilitato che viene allegata per lo più alle richieste di “spostamento” di impianti pubblicitari, ma anche l’atto con cui il rappresentante legale della ditta presenta la domanda, perché vi dichiara secondo il modello predisposto dallo stesso dott. Paciello che “il sottoscritto è a conoscenza che l’Amministrazione si riserva la verifica dei dati contenuti nella presente dichiarazione e, in caso di dichiarazione falsa o mendace, procederà a denunciare il fatto alla Autorità Giudiziaria ed escluderà pertanto l’impianto dal provvedimento autorizzatorio”.
Con la redazione dell’asseverazione il tecnico abilitato (architetto, ingegnere, ecc.) assume la qualifica di “persona esercente un servizio di pubblica necessità” ai sensi dell’art. 359 del Codice Penale e dichiara, sempre secondo il modello predisposto dallo stesso dott. Paciello, che “il sottoscritto è a conoscenza che l'Amministrazione si riserva la verifica della asseverazione di conformità, e in caso di dichiarazione falsa o mendace, procederà a denunciare il fatto alla Autorità Giudiziaria”.
7 - Data la qualità di “persona esercente un servizio di pubblica necessità”, ogni asseverazione falsa o mendace compiuta dal tecnico abilitato in sede di asseverazione è punita ai sensi dell’art. 481 del Codice Penale con la reclusione fino a un anno o con la multa da euro 51 a euro 516.
In tutte le segnalazioni che ha trasmesso ultimamente VAS e che hanno riguardato “spostamenti” illeciti di impianti perché ricollocati in luoghi con divieto tassativo di affissione è stato chiesto di accertare se le relative “asseverazioni” fossero false o mendaci e se su di esse fosse stata fatta una verifica di conformità da parte in particolare della S.p.A. “Aequa Roma”.
L’art. 481 stabilisce ad ogni modo che “chiunque, nell’esercizio di …. un altro servizio di pubblica necessità attesta falsamente in un certificato, fatti dei quali l’atto è destinato a provare la verità, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da lire centomila a un milione. Tali pene si applicano congiuntamente se il fatto è commesso a scopo di lucro”.
Dott. Arch. Rodolfo Bosi
Comitato Bastacartelloni e Comitato Cartellopoli debbono assolutamente contattare il Vicecomandante Di Maggio e fornire tutto il materiale sino ad oggi raccolto e prestare tutta l'assistenza del caso. E' un'occasione da non farsi sfuggire!
RispondiEliminaINTANTO ISTALLATO NUOVO 1x1 ALTISSIMO ESATTAMENTE ALL'USCITA DELLA STAZIONE DELLA METROPOLITANA PIRAMIDE In P.le OSTIENSE. Per ora reclamizza laboratorio di analisi cliniche.
Mc Daemon
Speriamo che sia davvero come scrive Bosi. Se la Procura apre la scatola, cosa troverà dentro?? Di tutto!!
RispondiEliminaStamattina leggo su rep.roma
RispondiElimina"L'indagine è dunque partita dall'Ufficio affissioni, al civico 131 di via Ostiense, dove lo "sceriffo" Di Maggio ha chiesto il sequestro del registro delle ditte e degli impianti. "L'inchiesta - spiega l'assessore capitolino al Commercio, Davide Bordoni - mira a verificare quali sono le aziende in regola e, attraverso verifiche e controlli, si realizzerà un preciso elenco dei cartelloni abusivi o irregolari". Una mappatura che consentirà poi al Campidoglio di bloccare l'invasione degli impianti non in regola. "D'ora in poi sarà tolleranza zero - annuncia l'assessore Bordoni - nei prossimi giorni rimuoveremo i cartelloni abusivi partendo da quelli che non rispettano le norme previste dal codice della strada".
Quindi praticamente tutti, ahahahah
Credo che stavolta Aledanno e Bordonacchio, si siano presi paura sul serio; d'altronde il messaggio è chiaro (arresti enav di ieri), adesso le coperture sono saltate
Speriamo bene !!
Marco1963
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RispondiEliminaSr. Cashman, le doy las gracias por esta información.
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